Diamo uno sguardo alla formazione delle arti a Firenze perché è sulla scorta di questa esperienza, una delle prime in tutta Italia, che ad Arezzo vengono costituite le Arti.
La prima Arte fiorentina: i Mercanti
La prima Corporazione che si forma a Firenze è quella dei Mercanti, se ne ha notizia sin dal 1182. E’ detta Arte di Calimala perché la sede è nella via che collega l’attuale via della Republica al Mercato Nuovo chiamata appunto via Calimala, il cardo massimo della Firenze romana. Il nome potrebbe derivare da callis malos ossia strada brutta o più probabilmente da calle maia cioè via maggiore, essendo il cardo, o come suggerisce il cronista medioevale Dino Compagni kallos mallos cioè bella lana, a testimonianza della grande concentrazione di botteghe e magazzini di lana presenti in questa via.
La nascita delle sette Arti Maggiori
Tra la seconda metà del XII secolo e la prima metà del XIII da quest’Arte si staccano prima l’Arte del Cambio, poi quella dei Giudici e dei Notai e quella della Lana. In poco tempo si formano le sette Arti più importanti e potenti sia da un punto di vita politico che economico, dette appunto Arti Maggiori, ognuna con un proprio Statuto, propri rappresentanti e un proprio gonfalone, sotto il quale radunare all’occorrenza il popolo in armi. Le sette Arti maggiori sono:
Arte di Mercanti o di Calimala
Arte dei Giudici e Notai
Arte del Cambio (prestito e cambio di monete da cui nascono le attuali banche)
Arte della Lana
Arte della Seta
Arte dei Medici e Speziali (l’antico nome dei farmacisti)
Arte dei Vaiai e Pellicciai
E’ necessaria una nota di approfondimento sull’attività svolta da quest’ultima Arte dal momento che la parola vaio non è propria del nostro linguaggio comune. Innanzi tutto c’è da precisare che le pellicce nel XIII secolo sono capi di abbigliamento costosi e ricercati che abbelliscono gli abiti di un certo livello fino a quelli appartenenti alle persone del ceto più elevato. Le pellicce per le persone di rango medio sono ricavate da visoni, volpi, orsi e montoni, quelle meno pregiate da gatto e coniglio. Quelle più ricercate sono di ermellino usate per guarnire mantelli e cappelli, oppure appunto di vaio. Il vaio è fatto con il manto dello scoiattolo grigio e bianco proveniente dalle foreste della Bulgaria e della Russia e viene creato alternando un dorso ad una pancia in modo da ottenere un tipico motivo che poi viene adottato anche in araldica.
Le quattordici Arti minori
Le quattordici Arti Minori cominciano a costituirsi separatamente solo nella seconda metà del XIII secolo. Nel 1266 nasce l’arte dei Vinattieri, quella dei Calzolai vede la luce nel 1273, quella dei Cuoiai nel 1282. Gli iscritti alle Arti Minori sono molto numerosi e in certi casi radunano anche gli appartenenti ad altre categorie professionali, con le quali esiste una certa affinità di mestiere o perché essendo di irrilevante importanza politica, cercano l’appoggio di quelle già ufficialmente riconosciute. Trattandosi però di corporazioni dal carattere prettamente artigiano, le cui attività vengono esercitate praticamente solo a livello locale, il loro coinvolgimento nella vita politica cittadina è generalmente più limitato rispetto a quello delle Arti Maggiori e pur avendo contribuito in modo significativo all’affermazione del guelfismo, rimangono sempre relegate in questa condizione di “minorità”. È per questo che, nonostante l’operosità ed il pregio dei manufatti prodotti da alcune di queste Arti, rinomati anche fuori Firenze, i nomi dei loro soci appaiono in modo solo sporadico ed occasionale tra gli eletti alle magistrature cittadine. Le quattordici Arti Minori sono:
Arte dei Beccai (Macellai, pescivendoli e gestori di taverne ed osterie)
Arte dei Calzolai
Arte dei Fabbri
Arte dei Maestri di Pietra e di legnami
Arte dei Linaioli e Rigattieri
Arte dei Vinattieri
Arte degli Oliandoli e Pizzicagnoli
Arte degli Albergatori
Arte Cuoioai e Galigali
Arte dei Corazzai e Spadai
Arte dei Correggiai
Arte dei Legnaioli
Arte dei Chiavaioli
Arte dei Fornai
Il becco è il maschio della capra o della pecora. Con il nome di beccai si identificano i macellai che commerciano carni ovine, suine e vaccine, acquistando il bestiame sia nelle campagne intorno alla città che quelle circostanti Arezzo, Pisa e la Maremma, dove già all’epoca esistevano estesi pascoli di vacche e buoi. Appartengono a questa corporazione i macellai, i pescivendoli e i gestori di osterie e taverne. L’Arte dei Beccai non ottiene mai il riconoscimento tra le Arti Maggiori, benché l’attività svolta dai suoi iscritti sia di primaria importanza a quel tempo: l’importazione e la vendita di generi alimentari come la carne ed il pesce infatti, li rende piuttosto potenti e degni di considerazione anche per quel certo timore suscitato dal loro comportamento notoriamente rissoso ed aggressivo durante i numerosi tafferugli e tumulti che scoppiano a Firenze. Dino Compagni la definisce “tra le Arti la più scandalosa”.
Le Arti “del Popolo di Dio”
A queste vanno aggiunte le tre Arti dette “del Popolo di Dio”, nate in seguito alla sollevazione popolare del 1378, conosciuta come “Tumulto dei Ciompi”:
Arte dei Ciompi (nome con cui a Firenze si chiamavano i cardatori e lavoratori della lana salariati)
Arte dei Tintori (cioè dei lavoranti al servizio di lanaioli e mercatanti)
Arte dei Farsettai (cioè dei sarti)
Ci sono però anche dei mestieri che non hanno raggiunto mai la condizione di arte indipendente, ma hanno dovuto associarsi a quelle già esistenti, come è accaduto nel caso dei pittori e di alcuni poeti, che normalmente si iscrivevano all’Arte dei Medici e Speziali, il caso più illustre è quello di Dante Alighieri.
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