Guido Tarlati è il massimo esponente della famiglia nobile dei Tarlati da Pietramala, famiglia che fu protagonista della politica del comune aretino praticamente dal suo esordio. Fu capofila della fazione ghibellina aretina anche quando questa non era ancora formalizzata, come attesta un documento del 1222 in cui la parte che diventerà poi ghibellina viene definita pars Tarlati.Con lui si apre il momento più florido per il Comune aretino, caratterizzato da pace interna, solidità economica, realizzazione di grandi opere pubbliche come le mura cittadine. E’ un personaggio così di spicco da diventare per un certo periodo figura di riferimento del ghibellinismo italiano tanto da meritarsi l’onore di incoronare re di Italia Ludovico il Bavaro. Ma andiamo per ordine.
Nel 1321 Guido Tarlati è nominato Signore della città e del Comitato dal Consiglio Generale dei Quattrocento all’unanimità. Tale nomina viene dopo che il Comune gli ha concesso prima il diritto di codesignare il podestà (1315) e poi gli ha affidato la costruzione delle nuove mura della città (1319) operazione necessaria per la difesa e la sicurezza di Arezzo. Il nuovo Signore nella politica interna al Comune si comporterà sempre in modo da favorire una partecipazione congiunta delle fazioni guelfa e ghibellina, mentre nella politica esterna farà scelte volte a rafforzare la parte ghibellina. Dice Berti che Guido internamente “risana le finanze del Comune, garantisce la pace, l’ordine e la giustizia, rende sicure le strade, porta avanti anche nelle terre soggette una politica delle opere pubbliche” [1].
Nella politica estera opera scelte non aggressive nei confronti di Siena e Firenze tanto da dare poco sostegno all’esercito ghibellino toscano nella battaglia contro Firenze svoltasi ad Altopascio nel 1325. Approfittando dell’impegno di Firenze in altri fronti, recupera i castelli di Lucignano, Chiusi della Verna, Castel Focognano, Rondine e Monte San Savino, persi dopo Campaldino [2]. La vera espansione è rivolta ad oriente nei territori dell’Umbria e delle Marche, territori filopapali. Nel 1319 favorisce i colpi di mano ad Assisi e a Spoleto. Nel 1323 instaura a Città di Castello un governo ghibellino sotto l’egemonia aretina: il territorio controllato dal Comune di Arezzo è ora molto ampio. La reazione di Papa Giovanni XXII è durissima: nel 1324 scomunica Guido Tarlati e lo fa interdire dai pubblici uffici, nel 1327 lo dichiara eretico. Intanto nel 1325 crea la Diocesi autonoma di Cortona nominando Vescovo Raineri Ubertini e favorendo la Signoria della famiglia guelfa dei Casali sulla cittadina. In Arezzo nomina Vescovo al posto di Guido un altro componente della famiglia Ubertini, Boso [3]. Guido da parte sua continua a rifiutare l’autorità papale e mantiene il controllo sul vescovado. Il Vescovo deposto partecipa al Consesso tridentino che dichiara eretico Papa Giovanni XXII. Nel 1327 incorona Re d’Italia Ludovico il Bavaro raggiungendo una posizione di prestigio nel panorama ghibellino italiano. Questa posizione di prestigio purtroppo dura meno di un anno, Arrigo VII giudica il suo atteggiamento nei confronti dei Guelfi troppo prudente, e gli preferisce il lucchese Castruccio Castracani. Guido Tarlati dopo un tragico diverbio con quest’ultimo e lo stesso Imperatore alle porte di Pisa, fa mestamente ritorno nella sua città e muore improvvisamente durante il viaggio.
Con la morte di Guido Tarlati la famiglia a capo della fazione ghibellina aretina si riorganizza per mantenere il proprio controllo sulla città.
[2] Luca Berti, Arezzo nel tardo Medioevo (1222-1440) pag. 38
[3] Luca Berti, Arezzo nel tardo Medioevo (1222-1440) pag. 29
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