Nella calda mattina dell’11 giugno 1289 tra le fila dei cavalieri aretini si distingue un fiero personaggio, autorevole nel suo stare a cavallo, con le insegne bandate d’azzurro e d’argento, recante probabilmente la “gunfana”, la bandiera di guerra. E’ un uomo appartenente alla migliore nobiltà italiana, un uomo di Chiesa, conosciuto in tutta Europa ed ascoltato da re e da Papi. E’ un uomo di altissimo profilo politico ed un insigne ed influente diplomatico. Nella sua brillante carriera ha visto succedersi al soglio di Pietro ben dodici Papi, tra cui lo zio ed il fratello, un altro fratello è Patriarca di Antiochia e questo dà una misura della potenza della sua famiglia! Ha ricorso ai suoi consigli più volte il francese Carlo d’Angiò, personalità di riferimento della fazione guelfa. Ma come è possibile che un uomo del Papa e collaboratore del campione dei guelfi, abbia partecipato alla battaglia di Campaldino fra i capi dell’esercito ghibellino contro la guelfa Firenze? Cosa ci fa un uomo con questo passato nella schiera dei fieri aretini pronti a battersi per l’egemonia della propria città e dell’Imperatore? Cerchiamo di chiarirlo attraverso gli episodi che hanno caratterizzato la sua vita.
Percivalle Fieschi nasce a Genova nella prima metà del 1200 da Simona (probabilmente della nobile famiglia genovese dei Camilla) e da Tedisio Fieschi, del ramo della casata che possedeva il titolo di Conti di Lavagna.
Gode da subito della protezione dello zio Sinibaldo Fieschi eletto al soglio pontificio con il nome di Innocenzo IV e del fratello cardinale Ottobono Fieschi, il futuro papa Adriano V. All’esordio della sua carriera ecclesiastica è canonico (ossia facente parte del capitolo della cattedrale, collegio di presbiteri che costituisce il “senato” del Vescovo) della città francese di Bayeux. Entra poi a far parte del capitolo della cattedrale di Genova, diventa cappellano di papa Urbano IV, canonico della città inglese di Lincoln, arcidiacono di “Bekingamia” e canonico di York.
Si trasferisce a Parigi e da lì approfitta della propria condizione di parentela per convincere il fratello a schierarsi dalla parte di Carlo d’Angiò, secondo il volere di papa Urbano IV. Sempre per lo stesso papa si fa tramite per reperire i fondi presso gli imprenditori fiorentini che operano in Francia, così da finanziare la spedizione angioina in Italia. Dopo la conquista del Regno di Sicilia da parte di Carlo d’Angiò, in seguito alla battaglia di Benevento, Percivalle Fieschi diventa uno dei più fidati consiglieri dell’Angiò.
Nello stesso anno fa parte del collegio di presbiteri e cardinali che accompagnano papa Gregorio X in viaggio dall’Italia verso la Francia per dare inizio al secondo concilio di Lione. Durante questo viaggio fa tappa a Firenze dove si adopera per trovare insieme al papa un accordo fra Guelfi e Ghibellini. Questo episodio sarà importante per il suo futuro ruolo politico in Toscana.
Il 1 ottobre 1273 viene eletto a Francoforte Rodolfo d’Asburgo re dei Romani. Questo è il prerequisito affinché il papa lo incoroni imperatore, tuttavia l’incoronazione formale non avverrà mai. Dopo la sua elezione, Rodolfo d’Asburgo vuole come suo cancelliere Percivalle Fieschi. Ecco qua l’elemento che cambia le carte in tavola e che ci aiuta a capire come il Fieschi sedici anni più tardi combatta a fianco degli aretini.
Passati otto anni dall’elezione, nel novembre del 1285, Rodolfo d’Asburgo nomina Percivalle Fieschi suo vicario in Toscana. La scelta del Fieschi, in quanto ecclesiastico, piace anche a papa Onorio IV. Si trasferisce a San Miniato, antica sede del potere imperiale in Toscana e pretende che tutti i Comuni toscani gli giurino fedeltà. Questi, per tutta risposta rifiutano. Fieschi reagisce mettendo al bando Firenze e Siena ed altre città più piccole, comminando loro multe salate, i comuni toscani si riuniscono in una lega contro il vicario imperiale.
Il 3 aprile 1287 muore improvvisamente papa Onorio IV e per il Fieschi si complicano ulteriormente le cose, sia perché perde il grande appoggio politico del papa sia perché il suo ruolo di vicario imperiale è indebolito in quanto Rodolfo si vede costretto a rimandare l’imminente discesa in Italia per farsi incoronare imperatore proprio dal pontefice. Vista la mala parata, Percivalle Fieschi, che da qualche tempo si era trasferito nella non ostile Arezzo, decide di recarsi in prima persona da Rodolfo d’Asburgo per ottenere l’approvazione del suo operato e la conferma della carica.
Nel frattempo le vicende politiche toscane precipitano. Ad Arezzo il Vescovo ghibellino Guglielmino degli Ubertini prende saldamente su di sé il governo della città. La guelfa Firenze reagisce alla potenziale minaccia ed organizza una taglia guelfa per difendersi dalla città ghibellina. Percival Fieschi di ritorno dalla Germania recluta a Ginevra dei cavalieri e nel 1288 appoggia l’esercito aretino che rompe gli indugi ed entra in guerra aperta con Firenze attaccando i territori del contado in mano ai fiorentini. Interviene il nuovo papa Niccolò IV a fare da paciere. Convoca Percivalle Fieschi e gli chiede di astenersi dall’intervenire personalmente nelle operazioni militari. Il Fieschi, da uomo di Chiesa, obbedisce.
Tuttavia la lega guelfa getta benzina sul fuoco riprendendo l’iniziativa bellica.
Lo scontro definitivo si ha a Campaldino l’11 giugno del 1289, Percivalle Fieschi è nel campo di battaglia e nella rovinosa sconfitta a differenza della maggior parte dei capitani aretini riesce a salvarsi. Costretto a ritirarsi a Roma muore non molto tempo dopo.
Per approfondire:
Giovanni Nuti, Dizionario Bibliografico degli italiani – Treccani
Sito personale di Mario Venturi: www.parvimilites.it
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